Ringrazio preventivamente il Lion club per le ottime esperienze che propone e sollecito affinché gli scambi giovanili non abbiano fine poiché sono grande motivo di crescita per chi partecipa ad essi.
Quest'anno ho partecipato per la terza volta ad uno scambio giovanile Lion. Sono partito senza aspettative o pronostici, con una scatola vuota da riempire.
Ero vagamente spaventato poiché sono sempre stato ospitato da una famiglia per poi spostarmi la settimana seguente in campo, ma questa volta non è stato così.
12.864,93 km, 19 ore di volo, 12 ore di fuso orario.
Non ero mai stata così lontana da casa mia.
Ero eccitata all’idea del viaggio dal momento in cui ho saputo che sarei partita, al pensiero di andare tanto lontano, in un luogo così diverso.
In aeroporto conobbi Pietro e Anna, gli altri due ragazzi italiani; i primi due membri della mia nuova Ohana, la mia famiglia internazionale alle Hawaii. Il viaggio d’andata fu interminabile; pensavo solo al momento in cui sarei atterrata. Provammo a lavorare un po’ alla presentazione che avremmo dovuto fare, confrontare il materiale, dividerci i ruoli, ma non facemmo altro che parlare di quello che ci aspettavamo di trovare.
Eh già, di nuovo in Italia… ma c’è qualcosa che mi richiama nella magnifica Austria. Proverò a raccontarvi com’è stata la mia prima esperienza con gli scambi giovanili dei Lions. La settimana prima della partenza (dal 30/06 al 07/07) ho ospitato una meravigliosa ragazza della California, Isabella. Con lei ho potuto sperimentare la vita da famiglia ospitante e com’è interessante trascorrere del tempo con qualcuno che vive dall’altra parte del mondo. Ho imparato moltissime cose a proposito della cultura del suo paese. È stata una settimana fantastica, INDIMENTICABILE!
Report sullo Youth Camp and Exchange in Thailandia 2017
Comincio preannunciando che questo è stato il mio terzo scambio (primo in Croazia e secondo in Wisconsin) quindi sono partita avendo gia fatto esperienza di altri camp e altre famiglie.
La Thailandia come tutti sanno è un posto bellissimo, incontaminato e spettacolare, e tutto quello che io mi aspettavo di vedere l'ho visto... però è anche vero che ho visto molto altro.
Ho visto la povertà di un popolo, il dislivello sociale incolmabile tra una ricchezza smisurata fatta di case lussuose e servitù, e la miseria di chi vive senza una casa.
Mi chiamo Federico Nasi e voglio raccontarvi la mia esperienza in America Latina, precisamente in Perù.
All’inizio, quando mi hanno proposto questo viaggio, devo ammettere che ero un po’ spaventato, dal momento che era la prima volta che viaggiavo da solo, senza la mia famiglia e non ero troppo fiducioso della mia potenzialità linguistica con la lingua inglese.
A mano a mano che si avvicinavano i giorni iniziavo ad entrare nell’ottica, a essere sempre più carico e a conoscere gli altri ragazzi italiani con cui avrei fatto il volo in aereo: Roberto, un ragazzo napoletano con cui ho legato moltissimo, e Adriana, una ragazza di Perugia.
Il 15 Luglio sono partita da Milano MXP per andare il Danimarca, nell'aeroporto di Milano ho conosciuto le altre due ragazze italiane che sarebbero state con me per le due settimane al Camp. Da Milano sono arrivata a Copenhagen, dove ho fatto scalo per poi prendere il secondo volo per Aalborg, il volo è andato bene ed essendo la prima volta che facevo un viaggio in aereo da sola, è stato molto facile trovare il Gate del secondo aereo.
Una volta arrivata all'aeroporto di Aalborg, ho conosciuto la mia host family, una volta salutati siamo partiti per andare casa, che distava circa un'ora e mezza da Aalborg.
Il giorno successivo al mio arrivo abbiamo pranzato insieme a tutto il resto della famiglia (nonna, zia e cugini).
Durante la settimana di permanenza nella famiglia, siamo andati a visitare un'antica cava di calce, situata a pochi km dalla casa. Siamo andati a Ringkobing, a vedere una mostra di sculture di sabbia vicino alla spiaggia, molto affascinante, dopo di che siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia. Una volta terminata la passeggiata siamo partiti alla volta di un museo del mare, dove veniva raccontata la storia del naufragio di una barca nei mari del Nord.
All’inizio l’idea di andare in Thailandia mi intimoriva e mi elettrizzava allo stesso tempo.
D’altronde visitare un paese completamente diverso dal mio e da quelli in cui ero stata fino a quel momento mi affascinava come prospettiva; ma dall’altra parte ero preoccupata per più di una ragione.
La Thailandia non era tra i luoghi che avevo indicato nelle mie preferenze, e, facendo qualche rapida ricerca su internet, le notizie riguardanti le possibilità di contrarre malattie “strane” non erano particolarmente incoraggianti. In più lo scambio con la Thailandia non prevedeva un Camp e, poiché fino a qualche giorno prima del volo non vi erano notizie sulle famiglie che mi avrebbero ospitato durante il mio soggiorno, l’ansia ha continuato a crescere per tutto il periodo precedente la partenza.
Dopo mesi di attesa, il 6/7/2017 sono partito alla volta dell’Islanda da Malpensa, passando prima da Oslo, per effettuare lo scalo.
Dopo essere atterrato all’aeroporto di Keflavik nel tardo pomeriggio e dopo aver raggiunto la capitale Reykjavík con un autobus, ho incontrato per la prima volta Johanna: la signora con la quale avrei passato la prima delle tre settimane previste. Dopo aver caricato i bagagli in macchina abbiamo fatto un breve giro nel quartiere dove Johanna risiede (non molto distante dal centro) e poi abbiamo preso una pizza che abbiamo mangiato a casa, dove ci siamo potuti conoscere meglio.
Sono Giorgia, ho 18 anni e scrivo questo report principalmente per coloro che come me hanno sempre sognato di visitare l'India e che sono in procinto di compiere quest'avventura.
Potendo esporre solo la mia esperienza personale, come consiglio di viaggio vi direi di prendere tutto quello che pensate di sapere su questo posto e cancellarlo.
Arrivata il 16 luglio all'aeroporto di Delhi sono stata ospitata da due famiglie: la prima la famiglia Khillan, la seconda la famiglia Agarwal, entrambe numerosissime ma nonostante il grande numero di parenti mi sono sentita accolta e a mio agio con ognuno di loro.
Nel luglio 2017 ho trascorso tre settimane in Ungheria.
Non era la meta che avevo scelto e, devo ammetterlo, non rientrava neppure tra i Paesi che ritenevo più interessanti.
Nonostante questo, anzi forse proprio per questo quoziente di imprevedibilità, il mio soggiorno in Ungheria si è rivelato una sorpresa soddisfacente sotto molti punti di vista.
La prima settimana sono stato ospitato da una famiglia di Budapest.
Sono stato accolto direi con grandissimo calore. Non mi facevano mancare nulla. La madre era disponibile a soddisfare le mie richieste e si è impegnata a organizzare varie gite per mostrarmi i principali musei o luoghi storici e turistici della città.
Con il Lions Club anche quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare al Lions Exchange con destinazione Nuova Zelanda.
Il mio viaggio è iniziato il 29 Giugno da Milano Malpensa, quando dopo aver salutato la mia famiglia, ero pronta per una nuova avventura dall’altra parte del mondo, per l’esattezza a 18.000 km di distanza, pronta a conoscere una nuova terra.
Il viaggio è stato molto lungo ma dopo ore e ore di volo, il 1 luglio sono finalmente arrivata a destinazione più precisamente a Invercargill, dove avrei passato due settimane in compagnia della mia splendida famiglia i Johnston.
La prima famiglia ospitante era composta da quattro persone, il padre Dean, la mamma Donna, e due figli Katherine, la ragazza con la quale ho trascorso la maggior parte del mio tempo, e il fratello David, all’apparenza timido, ma con il quale sono riuscita a legare tantissimo, è diventato il mio fratellino.
Finalmente ci sono, dopo più di 12 ore di aereo sono arrivato in Giappone, ad accogliermi c’erano Kiyoshi Ishii e Keita Ishii rispettivamente il papà ed il figlio della mia famiglia ospitante con la quale sono stato per tre settimane quest’ estate. Dopo un paio d’ore in macchina siamo arrivati a casa, ad Yokhoama- Izumi non lontana da Tokyo, lì finalmente conosco il resto della famiglia la mamma, Toshie, e la nonna.
L’inizio non è stato dei più facili a causa della lingua, il fuso orario e delle diverse abitudini , ma poi dopo qualche giorno la situazione era totalmente diversa
Sono stato in Olanda dal 15/07/2017 sino al 02/07/2017 e devo dire che sia il periodo in famiglia sia quello al camp sono stati fantastici. Sono stato ospitato dalla famiglia Bonsee a Noordwijk, un paese sul mare del Nord; la famiglia aveva già ospitato molte volte e ciò ha reso il mio soggiorno molto gradevole, inoltre ho condiviso la camera con altri due ragazzi degli scambi, con i quali ogni giorno ho condiviso le molteplici e sempre interessanti attività organizzate per noi dalla famiglia.
“Ciao” è stata la prima parola che ho imparato in serbo, difficile il serbo; poi la Serbia è lontana, ma non c'è la guerra? No, in Serbia non c'è la guerra e no, non è così lontana.
Questo Paese è stato una sorpresa per me, non perché pensassi che ci fosse la guerra o fosse chissà dove, queste erano solo alcune delle cose che dicono quando sentono che hai una meta non convenzionale.
Non che fossi partita con pregiudizi, però è stata una sorpresa, appunto, perché non ne sapevo veramente nulla, ora so che i serbi sono tra le persone più ospitali che siano.
Mi ritrovo seduta sulla scrivania a scrivere di ciò che ormai sono ricordi dell’esperienza migliore che io abbia provato nei miei ormai 18 anni, la Danimarca è stata semplicemente sublime.
Il viaggio in areo è stato ottimo a parte aver dovuto aspettare 5 ore all’aeroporto, però fortunatamente ero riuscita a mettermi in contatto con un ragazzo belga il quale, ha partecipato all’esperienza nello stesso campo con me, si è dimostrato fantastico nei miei confronti e nel campo eravamo assieme in uno dei quattro gruppi con i quali ci avevano divisi.
Arrivata all’aeroporto di Billund, la mia host family era lì che mi aspettava, sono stati fin da subito generosi e molto accoglienti, mi hanno mostrato la loro splendida casa e offerto una fantastica camera, tutta per me.
Nel luglio 2017 ho trascorso 18 giorni in Slovenia, un paese forse sottovalutato in cui, nonostante la vicinanza con l’Italia, non ero mai stata.
La mia esperienza è cominciata con la permanenza di una settimana presso una host family che vive a 500 metri dall’Italia!
Ovunque ci spostassimo, nella zona vicina al confine, mi sembrava di essere a casa: tutti sapevano parlare italiano molto bene. In famiglia ho trascorso 7 giorni magnifici insieme alla mia host mother e ad una ragazza proveniente dalla Turchia.
E’ stata una fortuna non essere da sola perché la nostra host sister è stata con noi pochi giorni; uno scambio in Finlandia la stava aspettando.
Nonostante ciò abbiamo passato momenti molto piacevoli in sua compagnia… abbiamo fatto addirittura il bagno nel fiume Isonzo!
Era il 10 maggio quando mi è arrivata la mail con la mia destinazione.
Appena ho letto Serbia ho pensato tutta entusiasta “ perché no?” e allora ho chiamato subito i miei genitori per informarli, ma la loro risposta è stata “ e non sappiamo , com’è la situazione in Serbia?”. Si sono subito informati e con un po’ del mio potere di convinzione si sono convinti.
Ricevute tutte le informazioni necessarie, ho subito scritto alle due famiglie che poi mi avrebbero ospitato e non vedevo l’ora di incontrarle .
15-07-2017 : si parte.
Ero davvero emozionata e ansiosa. Arrivo a Belgrado e vedo Aleksandra, la figlia della mia famiglia, con in mano un cartello con il mio nome e penso “ ok, ci siamo!”. Fin da subito c’è stata una bella intesa con lei e i suoi genitori ,visto che abbiamo iniziato a ridere e scherzare.
Quest’estate dal 25 giugno al 15 luglio grazie al club Lions ho avuto l’opportunità di partecipare allo scambio in Macedonia.
Sinceramente prima che mi venisse proposta questa meta non conoscevo nulla del paese , lo avevo solo sentito nominare nelle lezioni di storia quando si parlava di battaglie greche e romane.
Ma si è rivelato presto molto interessante e pieno di sorprese.
Ho trascorso la prima settimana presso una host family a Veles, una città nel centro della Macedonia.
Loro sono stati ospitali fin da subito, la prima sera infatti siamo andati a cena in un ristorante tutti insieme ( i genitori con le loro due figlie mie coetanee).
Un’ amica della figlia maggiore ospitava nello stesso periodo una ragazza italiana, quindi siamo uscite quasi tutti i giorni insieme.
Premettendo che non sono un ottima scrittrice, cercherò di farle capire ciò che per me ha significato quest'esperienza.
Queste tre settimane sono state di totale assorbimento nel mondo finlandese.
La natura ha fatto si che venissi catapultata in una realtà totalmente nuova e differente da quella a cui sono abituata.
Padrona incontrastata di qualsiasi paesaggio è riuscita a darci grandi emozioni sia che si trattasse di un tramonto mentre nuotavamo in un lago per noi pressochè ghiacciato, sia in una semplice alba guardata insieme a tutti gli altri ragazzi la notte prima dei temuti addii.
In sole tre settimane tutti noi che abbiamo partecipato al camp siamo riusciti a sentirci non turisti o visitatori di passaggio, ma finlandesi nelle abitudini, nello stile di vita e nel modo di rapportarci con le persone.