Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

Cerca tra i report

Ci sarebbero davvero tantissime cose da dire, ma cercherò di essere chiara e sintetica.
Parto dal presupposto che non avevo mai sentito parlare della Romania come meta turistica, e che quest'ultima viene spesso sottostimata, quindi, lasciando l'Italia per cominciare la mia esperienza (il primo di Luglio), le mie aspettative non erano delle più alte.
Arrivata in Romania però mi sono riceduta: l'accoglienza che ho ricevuto, a partire dalla famiglia ospitante, con cui ho trascorso i primi dieci giorni, è stata sbalorditiva. Sono sempre stata circondata da persone amichevoli e disponibili ad aiutarmi in qualsiasi modo e momento.
La famiglia ha fatto del suo meglio per non farmi mancare nulla, e per permettermi di scoprire una realtà diversa da quella in cui vivo.

Ho partecipato quest’estate – grazie a una borsa di studio – ad uno scambio giovanile e camp Lions, destinazione: Macedonia.
Penso che in Italia abbiamo un po’ troppi pregiudizi nei confronti di questo Paese che probabilmente pochi di noi hanno visto, e per questo consiglio a chiunque di visitarlo, tanto bella e interessante è stata la mia esperienza laggiù.

Ho trascorso la prima delle tre settimane di soggiorno in Macedonia presso la famiglia Ljushevski, a Ohrid. Le persone che hanno ospitato me e un’altra ragazza italiana sono state fantastiche: accoglienti, ospitali, generose, simpatiche, affettuose. Ci hanno fatto visitare la bella città ricchissima di storia che si affaccia sul magnifico lago al confine con l’Albania, ci hanno fatto assaggiare piatti tipici e incontrare altre famiglie che ospitavano ragazzi che come noi avrebbero partecipato al camp, abbiamo cioè fatto con loro molte attività divertenti e interessanti. Naturalmente alla fine della settimana ci siamo lasciati con la tristezza in cuore, pur sapendo che saremmo tornate presto a Ohrid per partecipare al campo – e infatti abbiamo poi avuto occasione di rivederli più di una volta prima di lasciare definitivamente la Macedonia.

Tere kõigile! (Significa “ciao a tutti” in estone!).

Dopo ben 20 giorni, 10 in famiglia e 10 al campo, è giunto finalmente il momento di salutarci e di tornare ognuno a casa propria. Ma non si tratta di un addio, casomai di un “arrivederci”.
Quando mi hanno detto che la mia meta era l'Estonia, sinceramente ero un po' perplessa. Non ne avevo mai sentito parlare, sapevo solo che si trovava molto più a nord rispetto all'Italia e che quindi forse avrei patito un bel po' di freddo! Voglio, invece, citare questa frase che ci hanno detto al campo e che si è rivelata davvero veritiera: “the estonian weather is cold but people are warm inside”.
Ed infatti non potrò mai dimenticare il sorriso con cui sono stata accolta dalla mia host mum in aeroporto. Io tutta agitata e un pochino nervosa (era la prima volta che viaggiavo da sola), lei di corsa mi ha afferrato le valigie e così è cominciata la mia avventura. La mia host family vive a Rakvere, una delle città più grandi d'Estonia, benché abbia si e no 17 000 abitanti. La famiglia è stata semplicemente fantastica con una disponibilità che non mi scorderò di certo! Mi hanno accolta a braccia aperte, preparandomi tantissimi piatti tipici estoni e mostrandomi i posti più caratteristici del loro paese: abbiamo visitato Rakvere e ci siamo spinti sino a Narva, una città sul confine russo. Nel viaggio di ritorno ci siamo fermati a vedere le cascate Valaste, le più alte in Estonia, davvero spettacolari!
Abbiamo poi visitato molte manor houses, le wet lands e ho per la prima volta fatto il bagno nel mare gelato dopo una sauna!! È stata un'esperienza fantastica, anche se quando me l'hanno proposta li ho guardati come se fossero dei pazzi!

Questo camp non mi ha dato solo emozioni, ma anche esperienza.
Ho avuto la possibilità di scoprire una parte di mondo a me totalmente sconosciuta.
Avendo la possibilità di provare così tanti tipi di attività, e non soltanto le più famose mete o le attrazioni studiate apposta per i turisti, sono riuscito a sviluppare la mia personale opinione riguardo al posto e ai suoi abitanti, senza essere una sorta di consumatore passivo.

Lo scorso dicembre ho partecipato ad un viaggio di scambio giovanile in Giappone.
Durante il mio soggiorno di tre settimane sono stata ospitata da quattro famiglie. La famiglia Ootake gestisce un hotel/spa, ho trascorso tre notti in una delle loro stanze ed è stata una bellissima esperienza. La camera era in tipico stile giapponese con un futon e pareti in carta di riso.

Mi chiamo Dario Pettico e sono un Leo. Nel mese di gennaio ho partecipato allo scambio e al campo giovanile Lions in India, precisamente ad Assam, stato localizzato al nord est del subcontinente indiano. È stato il primo campo Lions a cui ho preso parte, nonché la prima visita in India.
Ammetto con tutta onesta di essere partito dal mio paese di origine con una scarsa conoscenza della cultura del paese che mi avrebbe ospitato, ma con tanta voglia di imparare cose nuove da una cultura così differente. Posso dire oggi che le mie aspettative si sono concretizzate.
Nella mia esperienza ho avuto il piacere di approcciarmi ad una realtà che mi è parsa come un mosaico di diverse culture e religioni. Assam ha davvero molto da offrire. Basti pensare alle esperienze che concretamente ho vissuto, come i pellegrinaggi, i safari, le crociere sul possente Brahmaputra, le visite ai vasti giardini del tè e alla più antica raffineria dell'Asia. È sinonimo di suggestiva bellezza naturale, abbondante fauna selvatica, immacolati giardini del tè, incredibili crociere fluviali, monasteri venerati, bella gente.

Continua su 

Era importante che io capissi quel concetto, lo vedevo dalla loro insistenza nel tentare di spiegarmelo. Azzardavano una parola in inglese, immediatamente seguita da altre per me incomprensibili in giapponese, poi una pausa, un sospiro di frustrazione. Odiavano non riuscire ad esprimersi ed a comunicare con me. “Omotenashi”, mi ripeteva per l’ennesima volta, indicando prima lui, poi sua moglie, poi le mura della casa in cui eravamo e infine me. “Omotenashi”.

La traduzione che mi suggeriva il mio cellulare era ospitalità. “Hospitality?”, chiedevo loro. “No, no hospitality. Omotenashi”, ripetevano di nuovo scandendo ancora meglio le sillabe.

Finalmente capii che mi trovavo di fronte ad un’altra parola intraducibile. Una parola che racchiude radici culturali talmente profonde che non può essere compresa da un traduttore automatico. E nemmeno da qualcuno che non sia mai stato accolto in una casa giapponese. Sorrisi, ripensando ai tentativi di pochi mesi prima delle persone che avevo conosciuto in Brasile di farmi capire il profondo significato della parola “saudade”, anch’essa intraducibile in italiano. Mi aveva affascinato come una semplice parola poteva contenere le emozioni che vivere il Brasile provoca.
E ora, di nuovo, era sufficiente una parola.

Mi chiamo Ilenia Musto e ho trascorso 3 settimane nella Prefettura di Nara, in Giappone.
E’ stata un’esperienza fantastica, che ricorderò per sempre!
Sono partita il 14 Dicembre dall’aeroporto di Bari Palese e sono arrivata il giorno 15 all’aeroporto di Osaka e subito ad aspettarmi c’erano due membri del Lions Club di Nara e la mia Host Mom.
La mia prima famiglia è stata molto gentile e disponibile e anche se non parlavano molto bene l’inglese mi sono sentita subito a mio agio. Mi hanno fatto visitare tantissimi luoghi tra cui il parco di Nara con tantissimi cervi, il Todaiji, Osaka e gli Universal Studios e ho indossato per la prima volta il Kimono, un’esperienza unica!

Contnua su 

Per quanto mi dolga ammetterlo, il giorno in cui mi hanno proposto l’esperienza degli Scambi giovanili in Malesia, non ne sono rimasto molto entusiasta.
Sebbene conscio del fatto che tale offerta sarebbe stata da considerare come un grande privilegio, il fatto che la Malesia non figurasse fra le destinazioni da me prescelte, aveva reso incerte le mie aspettative.

Continua su 

Quest’ estate ho avuto la possibilità di intraprendere un viaggio: destinazione Israele.
Inizialmente molti dei miei amici erano piuttosto spaventati considerandola una meta non troppo sicura; nonostante ciò ero decisa a partire.
Una delle migliori scelte che abbia mai fatto.

Ho visitato un paese stupefacente, e ogni giorno mi sono svegliata con il sorriso. Ho trovato una seconda famiglia e moltissimi nuovi amici, ho visto paesaggi mozzafiato e soprattutto ho realizzato il mio sogno, ovvero visitare questa nazione che mi era sempre sembrata una meta irraggiungibile poiché lontanissima.
Il giorno della partenza ero tranquilla, ma solo perché non sapevo cosa mi aspettasse. Per fortuna ho dovuto fare solo scalo a Francoforte ma per me che non ho mai viaggiato da sola, anche quella è stata un’avventura. Il secondo volo è durato nove ore e mezza, una vera e propria odissea. Appena sono scesa però il gentilissimo personale di terra, con tanto di cappello da cowboy, mi ha saputo dare una mano per giungere al ritiro bagagli. Questa frase contiene le due parole più significative del mio viaggio: gentilezza e cowboy, ma probabilmente saprò spiegarmi meglio in seguito. Ho riconosciuto subito la mia host family grazie alle foto che mi avevano inviato per mail; all’aeroporto ho conosciuto anche il responsabile del camp a cui avrei partecipato, Tony Prettegiani, e alcune ragazze provenienti da vari paesi. Tim e Gail mi hanno parlato di come in quei giorni ci fosse lo “Stampede”, ovvero un gigantesco festival che si svolge ogni anno a Calgary, o come preferiscono chiamarlo loro “The greatest outdoor show on earth”. Prima pensavo che in Canada ci fossero solo boscaioli ma mi sono dovuta ricredere, dato che nel Sud dell’Alberta si sentono tutti, profondamente, dei cowboy.

Mi chiamo, ho 17 anni e non faccio parte del Lions Club ma durante l’ estate 2016 ho avuto l’ occasione di partecipare agli Scambi Giovanili del Lions Club.
Il mio viaggio è iniziato il 26 Luglio quando ho conosciuto all' aeroporto Martina, un’ altra ragazza italiana che partecipava allo scambio. Insieme abbiamo affrontato un lungo viaggio in aereo con ben 7 ore di scalo a Instanbul dove abbiamo fatto amicizia con altri ragazzi partecipanti provenienti da diversi paesi europei. Dopo quasi 11 ore di viaggio siamo arrivati a Taipey City , capitale di Taiwan (denominata Isola Formosa) dove ci aspettavano le nostre famiglie ospitanti e i membri del Lions Club . Erano tutti molto accoglienti e non si scomodavano a fare conoscenza o chiedere informazioni sui nostri paesi d’ origine.

Lasciare tutto e partire per due settimane verso un posto mai visto, con persone che non conoscevo e affrontare da solo nuove avventure, con questo spirito ho iniziato quest’esperienza, emozionatissimo, e non nego, anche abbastanza spaventato. Prima d’ora non avevo mai fatto viaggi all'estero senza la mia famiglia, e inizialmente sono stato trasportato dalla paranoia di compiere questo viaggio in solitudine circondato da altri trentanove ragazzi che non conoscevano nemmeno la mia lingua e tantomeno i miei costumi; sono sempre stato una persona socievole, ma queste prospettive mi spaventavano.

E' stata la mia prima esperienza di scambi internazionali e voglio ringraziare i Lions per aver avuto questa opportunità che mi ha permesso di vivere un'esperienza bella e diversa rispetto alle usuali vacanze all'estero.
Devo dire che quando mi è stata comunicata la possibilità di andare in Serbia ero un pò titubante anche sentendo le reazioni dei miei amici e compagni di scuola. Sono contento di non aver dato peso a queste opinioni e di aver seguito chi, come i miei genitori, mi ha incoraggiato in questa scelta.
Il giorno di ferragosto sono arrivato a Belgrado e ho trovato ad attendermi i miei host parents che mi hanno portato alla loro casa a Novi Sad; il mio host brother Luka è arrivato nel pomeriggio di ritorno da una vacanza in Grecia.

Quando mi sono iscritta al concorso a scuola, non avrei mai creduto di poter vincere un primo posto. Forse perché non ne ho mai vinto uno, forse perché pensavo che qualche studente del linguistico ce l'avrebbe fatta sicuramente meglio di me.
Eppure, qualche mese dopo, la prof responsabile del progetto mi ha incontrato sulle scale dicendomi: “you go!” e finchè non è stato giugno ho faticato a credere all'idea di andare in Finlandia.
Perchè la Finlandia? Nelle mie preferenze c'erano Finlandia, Svezia e Norvegia: volevo vedere la “grande natura”, quella “wilderness” che tanto amano i poeti inglesi ed americani in particolare. Quella che noi abbiamo,ma in modo radicalmente diverso.

Dopo mesi e mesi di lunga attesa, arriva il giorno della partenza, 09/07/2016, un giorno che non dimenticherò mai. Dopo circa 15 ore di volo in compagnia di due ragazzi italiani, arrivo all'aereoporto di Porto Alegre, Brasile. Abbiamo subito che capito che il Brasile non è solo Spiagge immense, uccelli esotici, brasiliane in costume e sole, perchè al nostro arrivo abbiamo trovato il freddo "invernale" 
Quando siamo atterrati ad accoglierci c'erano le nostre host families, le strade di noi italiani si sono separate. La mia host family mi ha subito portata a fare una visita veloce della città di Porto Alegre, abbiamo cenato in un centro commerciale e dopo 4 lunghissime ore di viaggio finalmente arrivo a casa, nella città di Passo Fundo. 

Mi chiamo Silvia Barbato e quest’anno ho avuto la grande opportunità di visitare il Giappone.
Un paese così lontano da noi, con cultura e tradizioni completamente differenti, ma allo stesso tempo misteriose e affascinanti.
Sono partita il 14 luglio e dopo quasi 24h di viaggio sono finalmente atterrata a Sapporo, la capitale dell’isola più a nord, l’Hokkaido.
All’aeroporto ho trovato ad accogliermi la mia host-family con alcuni membri dei Lions.
La prima famiglia mi ha fatto sentire parte di loro e, inaspettatamente, parlavano tutti molto bene l’inglese poiché la mia host-mother era originaria di Singapore. Abbiamo fatto lunghe chiaccherate che spesso duravano ore e la maggior parte delle cose su quello che per me era un nuovo mondo me le hanno insegnate loro.

23 luglio, si parte! Direzione Praga, Repubblica Ceca.
Le hostess hanno già iniziato a parlare una lingua incomprensibile ma io sorrido e siedo al mio posto, allaccio la cintura e inizio a guardare fuori dal finestrino. Pensavo: ma dove sto andando? L’unica cosa che conosco riguardo la Repubblica Ceca è … ah no, non ne so nulla!
I passeggeri del volo erano per il 50% spagnoli, per l’altro 50% cinesi e poi la sottoscritta. Decolliamo ed atterriamo nel giro di un’ora e all’aeroporto c’è già la mia host family che mi aspetta, con un cartello di benvenuto in mano e un sorriso enorme sul volto.
La mia famiglia abita a quattro ore di auto da Praga, quindi contavo moltissimo sul fatto di poter rimanere in città il giorno stesso. Fortunatamente suppongo di aver trovato la migliore famiglia che poteva capitarmi perché fin da subito hanno iniziato ad esaudire, inconsapevolmente, molti dei desideri che avevo per quella settimana di permanenza con loro.

Non so se le parole e le foto possono bastare a descrivere quella che è stata forse la più bella esperienza della mia vita. Il Giappone, il paese del sol levante , la terra dei samurai , un luogo che non avrei mai pensato di riuscire a visitare, essendo così lontano da noi.
Eppure è stato possibile non solo visitarlo ,ma anche viverlo e non posso far altro che ringraziare il Lions Youth Exchange Program per questa meravigliosa opportunità! Ricordo ancora quel fatidico 10 luglio che aspettavo da mesi: era il giorno della partenza.
Dopo interminabili ore di volo e tre aerei finalmente arrivai ad Osaka. Io e Giuditta, la ragazza con cui ho affrontato il viaggio, siamo state accolte in aeroporto dai Lions locali,che, sebbene non sapessero parlare quasi per nulla l'inglese, hanno cercato di farci sentire a nostro agio e molto gentilmente ci hanno accompagnato in treno fino alle città delle nostre rispettive famiglie. Durante la mia permanenza in Giappone sono stata ospitata da tre differenti famiglie appartenenti a due Lions Clubs ( la prima al Club di Nankoku, le altre due al Club di Konan).

Sono Concetta Cuoco una ragazza di diciassette anni che insieme ad altri nove italiani hanno partecipato quest’anno al programma degli scambi giovanili dei Lions in California.Era in parte un’esperienza nuova, nonostante avessi già partecipato a questo programma viaggiando in Finlandia.
Quest’anno era diverso, era la prima volta che uscivo dall’Europa, mi attendeva la California.
All’inizio ero spaventata, un viaggio lungo, una cultura diversa, nuove persone da conoscere, ma ero comunque stimolata nel fare nuove conoscenze. Il programma prevedeva cinque settimane di cui le prime due in famiglia, la terza in un campo e le ultime due di nuovo in famiglia.
Le prime due settimane sono trascorse tranquillamente, dove si alternavano giorni trascorsi con la famiglia a giorni organizzati con parte degli altri ragazzi che avrebbero partecipato al campo in parchi divertimento o città importanti dell’area in cui eravamo.