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Per cominciare vorrei ringraziare l’associazione dei Lions club per avermi concesso di provare questa splendida esperienza, sicuramente indimenticabile che mi ha migliorato sotto moltissimi aspetti e mi ha aiutato a crescere. 
Nonostante il colpo di stato avvenuto in Turchia nei giorni in cui mi trovavo ospite della mia host family, devo dire che mi sono sempre sentito al sicuro e tutti gli avvenimenti non hanno influenzato la mia permanenza; la famiglia è sempre stata molto disponibile e ha sempre cercato di farmi sentire tranquillo,oltre a permettermi di visitare luoghi fantastici come Pamukkale che porterò sempre dentro.

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Mi chiamo Chiara Ragazzoni,
il primo luglio la mia avventura per l’Australia è cominciata: ho preso l'aereo a Milano insieme ad altre due ragazze Marta e Sara con cui sono stata assieme anche l’ultima settimana al Camp. Passate le 24 lunghe ore di aereo, con scalo a Dubai, il 3 luglio sono arrivata all'aeroporto internazionale di Sydney dove ho incontrato la mia "host mum" Fiona e “la mia sister” Freya, che mi stavano aspettando a braccia aperte. I primi tre giorni li abbiamo passati a Sydney una delle città più belle al mondo con i suoi tram, i suoi grattacieli e le sue spiagge e con mille ristoranti diversi.
Abbiamo visitato le attrazioni più famose come l’Opera House, the Rocks, Sydney Harbour Bridge, Taronga Zoo e tante spiagge mozzafiato.

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La mia esperienza in Finlandia è stata divisa in due parti: la prima di due settimane in una host family, la seconda di una settimana in un camp.
Il 2 luglio sono arrivata all’aeroporto di Helsinki e ho subito incontrato la famiglia ospitante che vive ad un’ora dall’aeroporto ad Hameenlinna, una città di medie dimensione. La famiglia è composta dai due genitori, una bambina ed un bambino.
Sono stati subito molto ospitali e hanno sempre cercato di offrirmi il meglio, partendo da una camera in cui potevo avere i miei spazi da sola fino al cibo, nonostante gli orari fossero abbastanza diversi da quelli italiani. Con la famiglia ho potuto visitare diversi luoghi sempre immersi nella natura e tra questi i più importanti sono stati diversi parchi nei quali si potevano trovare magnifiche viste sul paesaggio.

Mi chiamo Flavio, ho 17 anni e quest’anno sono stato in Finlandia per la mia prima esperienza con i Lions e credo sia stata l’esperienza più bella che mi sia mai capitata.
Oltre ad aver viaggiato da solo per la prima volta ho visitato un Paese con paesaggi spettacolari e conosciuto persone stupende. Infatti la cosa più bella di questo viaggio è stata la calorosa accoglienza che mi è stata data sia in famiglia che dai responsabili Lions del campo. 
La Finlandia si è presa un piccolo pezzo del mio cuore, non solo per i suoi paesaggi, ma anche e soprattutto per la sua cultura e le sue tradizioni.

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Il 19 luglio finalmente parto, con quel senso di smarrimento misto a pura felicità che si prova la prima volta, da soli in aeroporto. È davvero difficile riassumere tutte le emozioni che mi ha fatto provare un paese meraviglioso e non tanto conosciuto come la Malesia.
Ho sentito l’ospitalità e il calore delle due famiglie che mi hanno accolta come una figlia, mi hanno dato l’opportunità di viaggiare e di vedere questo paese dal punto più a nord fino al sud, aggiungendo al mio itinerario persino la modernità e la bellezza di Singapore.
Il mio viaggio è diviso in due parti fondamentali che, per questo, lo rendono unico.
Nelle prime due settimane, sono stata a Segamat e sono stata accolta dalla prima famiglia con uno striscione di benvenuto, con addirittura una mia foto e il mio nome. È davvero incredibile come siano contagiosi i loro sorrisi!
Questa è la parte in cui sono entrata in un contatto concreto con una cultura totalmente diversa da quella occidentale.

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Sono arrivata in Finlandia una domenica pomeriggio di luglio e le tre settimane trascorse lì sono veramente volate, come tutte le cose belle. La mia host family era composta da Anu e Matti, i genitori, Elias, Katriina, Samuel e Maiju i figli, tutti molto simpatici, socievoli, con tanta voglia di fare; poi c'erano Daniel, il ragazzo messicano, carino, solare e pieno di senso dell'umorismo e Michelle, norvegese, scout come me, positiva, sincera e altruista, come una sorella maggiore, in assoluto la persona di cui sento più la mancanza. La nostra casa si trovava immersa nella campagna finlandese nella zona di Alavus (centro-sud), circondata da campi verdi e fattorie rosse, vicino ad un piccolo lago.

Era una domanda che veniva posta molto spesso, e che riusciva a mettere in difficoltà quasi tutti. Generava silenzi imbarazzati, risposte banali e mai convincenti. Ma non con me, io sapevo cosa replicare al complicato quesito: “perché hai scelto proprio il Brasile?”
Volevo imparare il significato di una parola, ecco perché.
“Saudade”.
Un termine che non ha traduzione in italiano, né in nessun’altra lingua. Una parola che per essere compresa non può essere definita da un dizionario, deve essere vissuta. La saudade indica una forma di malinconia, affine alla nostalgia. Ma nessuno può capirne il vero significato finché non avrà occasione di vivere in mezzo al popolo brasiliano, di abbracciare quegli sconosciuti privi di formalità e pudori, di godere del loro fanciullesco entusiasmo e di rispondere ai loro inaspettati sorrisi di gioia generati anche solo dal vedervi.

Anche quest’anno grazie al Lions Club ho avuto nuovamente la possibilità di partecipare agli scambi giovanili.
Meta? L’Ungheria! Ho trascorso la prima settimana a Budapest, in una famiglia che mi ha accolta sin dal primo istante, facendomi sentire a mio agio e coccolata. Durante questa prima settimana ho potuto scoprire la bellezza di questa capitale, vivendola a pieno, di giorno e di notte, visitandola in tutte le sue sfaccettature e ricchezze. 
Qui ho conosciuto alcuni ragazzi con cui avrei trascorso le successive due settimane nel camp e le loro famiglie ospitanti, sempre pronte a collaborare per pianificare al meglio i nostri giorni, assecondando le nostre richieste ed esigenze!

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Il 15 agosto il mio viaggio in Giappone si è concluso. Definirlo ‘viaggio’ sarebbe troppo riduttivo poiché si può pensare ad uno come tanti altri. Invece no: questa incredibile esperienza vale molto più di un semplice viaggio, cela dietro di sé tanti insegnamenti, tanti modi di fare che l’atmosfera di quei luoghi ti fa acquisire involontariamente.
Infatti (quasi) tutti i giapponesi si presentano molto simili. E’ qualcosa di innato, fa parte della loro formazione ed educazione, che li fa compiere le stesse azioni, gli stessi gesti lo stesso modo di interagire che sicuramente si tramandano e che involontariamente trasmettono anche a chi si avvicina a loro.
Ventuno giorni della mia vita totalmente diversi dalla solita monotona ed ordinaria routine del mio paese.

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E’ impensabile poter descrivere in così poche righe un’esperienza simile, un mese di continue scoperte, meraviglie e riflessioni sono difficili da trasmettere attraverso semplici parole.
La parola esatta per dare un’idea di ciò che abbiamo vissuto è “diverso”. Tutte le nostre abitudini e i nostri modi di vivere sono stati modificati radicalmente; partendo dal modo di mangiare o di vestirci per arrivare al modo di vivere e pensare.
L’India ci ha regalato maturità soprattutto per due aspetti, il primo è sicuramente lo spirito di adattamento, senza il quale non avremmo potuto vivere questo mese in modo positivo. Abbiamo capito che le indicazioni temporali indiane sono ancora più labili di quelle italiane, minuti ed ore non hanno differenza.

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La mia esperienza in Norvegia è accaduta per caso. Infatti quando compilai il modulo datomi da una leader dei Lions non avevo scelto come opzione la terra dei fiordi, bensì paesi più simili all'Italia, sia dal punto di vista paesaggistico che dal punto di vista climatico. Per questo quando mi hanno comunicato che un'altra ragazza della mia città che sarebbe dovuta partire per la Norvegia aveva rifiutato e mi chiesero se volevo sostituirla ed andare io al suo posto, esitai all'inizio e non dissi subito di sì. Ma poi, ripensandoci, mi resi conto della grande opportunità che questa associazione mi stava offrendo ed accettai.
La nostra prima tappa fu Vangen dove alloggiammo in una tipica cabina norvegese, nelle vicinanze di Oslo. Qui ho incontrato quella che poi sarebbe diventata la mia compagna di stanza per tutto il campo: Marta, una ragazza originaria della Croazia alla quale mi sono legata molto. 
Appena arrivati all'aeroporto vidi subito i leaders dei Lions lì ad aspettarmi con alcuni ragazzi del campo che erano già arrivati. Ci presentammo e, superato l'imbarazzo iniziale, abbiamo cominciato a fare amicizia e a conoscere ognuno un po' della vita degli altri. 

Un mese indimenticabile, pieno di nuove avventure e scoperte, circondato da persone meravigliose!
Premetto che il pre-partenza non è stato facilissimo per me, ad essere sincero l’idea di finire per un mese dall’altra parte del mondo senza i miei affetti un po’ mi intimoriva: ricordo benissimo l’ultimo giorno in Italia, uno strano mix di emozioni, dalla paura del salto nel vuoto all’impazienza di tuffarsi in questa nuova avventura che sotto sotto sapevo sarebbe stata meravigliosa.

Questa estate mi è stata offerta l’opportunità tramite la scuola di partecipare al programma Lions per gli scambi giovanili. Mi ricordo ancora perfettamente la mia reazione quando mi è stato annunciato che la meta del mio viaggio sarebbe stata la Turchia: ero al contempo sia felice per il fatto che ero stato scelto sia dubbioso perché è risaputo come in questi ultimi anni la Turchia non ha sempre vissuto una situazione tranquilla. Nonostante ciò, dopo qualche chiamata e rassicurazione da parte dei responsabili Lions e, soprattutto, dopo aver rasserenato i miei genitori, ho scelto di partire deciso a fare nuove esperienze e a conoscere una nuova cultura e un nuovo Paese. 
Arrivato ad Ankara ho trovato ad aspettarmi un responsabile del Club e la famiglia che mi hanno subito dato un caldo benvenuto. Uscito dall’aeroporto la capitale mi si è presentata come un’immensa metropoli dai grandi stradoni e dai grattaceli enormi immersa nell’altopiano anatolico.

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Viaggiare permette di scoprire posti nuovi, vedere il mondo nelle sue diverse espressioni, conoscere persone e le loro storie, sapendo che ognuno di loro ha qualcosa di nuovo da insegnarti.
Quando il Lions club mi ha comunicato la possibilità di partire per l'Indonesia la gioia è stata incontenibile! Sapevo che ad aspettarmi c'era un'esperienza unica, ma le mie già alte aspettative non si sono dimostrate all'altezza di ciò che avrei avuto la fortuna di vivere! Il programma di viaggio era intenso: ben cinque città dell'isola di Java attendevano me e la giovane ciurma di tedeschi, polacchi, olandesi, russi, turchi e...altri tre italiani .

Mi chiamo Vittoria Antonelli, quest'estate ho avuto la splendida opportunità di andare un mese nella verdissima Nuova Zelanda grazie ai Lions.
Il piano iniziale era l'Australia ma in seguito mi é stata proposta la Nuova Zelanda e allora ho colto l'occasione e non avrei potuto fare di meglio.
Entrambe le tre famiglie che mi hanno ospitata sono state in primis davvero tanto comprensive ma sopratutto si sono dimostrate persone affettuose e gentili.. Infatti le sento spesso per mail e social network e continuerò a farlo..Vi é anche la possibilità che le possa andare a trovare dato quanto mi sono trovata bene..
Le prime due settimane trascorse nel sud precisamente in una fattoria vicino a Dunedin sono state molto utili dal momento che io abito in pieno centro e non avevo mai vissuto la vita di campagna..
Mentre le altre due passate nella pittoresca città di Wellington sono state altrettanto indimenticabili..
Ringrazio di cuore tutti i membri dei Lions che danno l'opportunità di fare questi scambi così che la mente di ogni ragazzo che parte si apra a nuove esperienze ed emozioni

La prima parola che mi viene in mente pensando all’India è incredibile.
Ma inizierò dal principio. Sono partita per l’India in una torrida serata di luglio. Dopo uno scalo a Londra e un viaggio di 9 ore sono atterrata a Mumbai, città che ha ospitato la prima parte del mio exchange. Ad attendermi, oltre al camp director Abbishek, c’era Ila, la mia hostmum. Devo dire che ero davvero agitata, nonostante questo sia stato il mio secondo scambio (l’anno scorso sono stata in Messico), non sapevo come approcciare la mamma. Ci ha pensato lei a mettermi a mio agio, abbracciandomi, tracciandomi un segno rosso sulla fronte e mettendomi al collo una collana di fiori. Poco dopo ho conosciuto Aditi, la mia hostsister. I dieci giorni trascorsi in famiglia sono stati meravigliosi. Mi sono sentita amata e accolta in un modo davvero speciale. Ho passato la maggior parte del tempo con Aditi che mi ha mostrato Mumbai, la sua città, facendo particolare attenzione alle mie esigenze. Sapendo che amo l’arte e il teatro, la famiglia Tyagi mi ha portato a vedere musei, gallerie e addirittura a vedere uno spettacolo teatrale. Ila e Aditi mi hanno fatto davvero sentire a casa anche in un Paese così diverso e lontano. L’impatto con la realtà indiana è stato addolcito dalla loro premura e gentilezza, ma comunque si è fatto sentire.

Nuovo anno nuovo scambio, una partenza un po’ sofferta perché fino ad una settimana prima il mio scambio non doveva esserci ma per fortuna o per destino il 7 luglio sono salita su un treno diretto a Innsbruck.
Ricordo perfettamente come passai le quattro ore di viaggio a domandarmi come la patria di Mozart sarebbe stata, ad immaginarmi i visi della famiglia ospitante dei ragazzi con i quali avrei speso due settimane in camp di cosa avremmo parlato mangiato e visto. Ebbene al mio arrivo nella sorprendente calda Innsbruck due simpatici signori mi stavano aspettando sorridenti sventolando un cartello con il mio nome sopra, da buona italiana quale sono li ho salutati con un abbraccio e due baci sulla guancia, loro evidentemente un po’ imbarazzati, da quanto ho potuto notare gli austriaci non sono gente cosi calorosa, ricambiano e ci avviamo verso la macchina. Mi aspettavano altre due ore di viaggio verso la cittadina dove abitavano i Dreer, un viaggio in mezzo a valli immense e montagne rocciose ancora un poco innevate sulla punta, tra strade tortuose in salita e in discesa e tra motociclisti pazzi che sembrava facessero a gara con qualunque macchina ci fosse.

Luca al ritorno dagli scambi giovanili Lons ha voluto raccogliere in un libro la sua esperienza.
Il suo "primo libro" si intitola "La mia Cina...non è poi così vicina"

 

 

Questo il suo report da cui poi è scaturito il libro:

30 Luglio, ore 6.15 del mattino volo per Pechino. Dopo due scali e 18 ore, finalmente, atterro a Pechino pronto per affrontare tre settimane molto intense e molto diverse tra loro. Mi connetto al Wi-Fi dell’aeroporto… aspetta Facebook non si carica, neanche Instagram… Snapchat nemmeno, Whatsapp a malapena... e Google? Inesistente!
‘Benvenuto in Cina Luca!’ Procediamo con ordine, una premessa per precisare - per chi non lo sapesse - in Cina non esiste la classe media; quindi, tanti poveri e pochi ricchi. Anche se negli ultimi dieci anni qualcosa è cambiato, ce ne vorranno tanti altri prima che la classe media si cominci a formare.
Prima settimana in famiglia ospitante, che - per l'appunto - non è benestante. Casa di 35 mq. per 4 persone, 1 cane e 6 uccelli... non il massimo del comfort! E nonostante tutto, con il cuore hanno deciso di ospitarmi a modo loro e di farmi visitare i luoghi più caratteristici di Pechino; è incredibile come chi, pur non avendo tante possibilità, abbia deciso di aderire e di condividere a questa iniziativa.

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La mia esperienza in Finlandia è iniziata il 17 luglio da Reggio Calabria in volo fino ad Helsinki. Arrivata in aeroporto sono stata accolta da un membro Lions che sarebbe stato il responsabile del camp della terza settimana e da una ventina di ragazzi appena arrivati da tutte le parti del mondo. Mi sono trovata molto bene con la prima famiglia, erano molto simpatici e gentili e, soprattutto, parlavano molto bene l'inglese..
Ogni giorno ho fatto un'esperienza diversa, assaggiato nuovi piatti e conosciuto nuove persone. La seconda famiglia era molto diversa dalla prima, nonostante solo una ragazza parlasse

L’esperienza che quest’estate ho avuto modo di fare è stata fantastica, mi ha permesso di incontrare ragazzi che provengono da tutto il mondo e di condividere con loro le emozioni, i momenti positivi e quelli un po’ meno e di scoprire moltissime cose nuove.
Sono partita dall’Italia il 23 luglio 2016 per giungere all’aeroporto di Praga dove ho incontrato subito un caro amico della mia host family.
Il viaggio di andata è andato complessivamente bene, nonostante qualche piccolo ritardo del primo volo da Milano a Francoforte.
Il giorno della partenza ero piuttosto emozionata di partire e speravo vivamente di incontrare delle persone con cui mi sarei trovata a mio agio.
A Praga ho incontrato anche un’altra ragazza proveniente dalla Danimarca che la settimana successiva avrebbe condiviso con me le esperienze al camp in Slovacchia.
Abbiamo preso il bus e siamo arrivati a casa piuttosto tardi.

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