Vorrei fare i complimenti per l'organizzazione, poiché dopo una prima settimana un po' noiosa poichè ero quasi sempre da solo, c'è stato il campus che, come sempre è stata sicuramente la parte migliore. In seguito al campus sarei dovuto tornare nella prima famiglia, ma un'altra famiglia, che già ospitava altri tre ragazzi mi ha "adottato" dopo aver ovviamente chiesto il permesso alla mia famiglia ospitante.
Anche lì mi sono divertito moltissimo.
Avrei due consigli da dare: fare sempre in modo che i ragazzi vengano ospitati a coppia (spesso si rivela una cosa migliore sia per la famiglia ospitante sia per il ragazzo) e secondo organizzare sempre il campus all'inizio della vacanza, in modo che le amicizie che si creano possano continuare per tutta la durata della vacanza...
Questo è stato il primo viaggio che ho fatto completamente sola, per di più all’estero. All’inizio avevo qualche preoccupazione, legate in generale al fatto che, se avessi avuto qualsiasi difficoltà, anche la più piccola e banale, come avere problemi in aereoporto con i bagabli, me la sarei dovuta cavare da sola. Ma i medesimi pensieri che mi preoccupavano erano allo stesso tempo quelli che, visti sotto un altro punto di vista, mi esaltavano di più: conoscere posti e persone nuove, culture e idee diverse con cui confrontarmi. Poi è andato tutto per il meglio, sia il viaggio in aereo che il mio soggiorno in Serbia, e credo che il fatto di dovermi arrangiare, avendo come punti di riferimento non più i miei genitori, ma altre persone che inizialmente conoscevo appena, mi abbia aiutata anche a maturare un po’ .
La mia permanenza in Serbia è stata assolutamente fantastica; per fortuna mi sono trovata benissimo in entrambe le famiglie, con cui sono tutt'ora in contatto, e non avrei sinceramente mai pensato di visitare luoghi così belli e culturalmente interessanti.
Ho avuto la possibilità di visitare non solo Novi Sad e Belgrado, ma anche le piccole città sparse nel territorio serbo.
Sono anche riuscita a recuperare i biglietti per il festival musicale Exit, che si tiene ogni anno nella Fortezza di Petrovaradin a Novi Sad!
Anche il viaggio è andato bene, non ho avuto assolutamente alcun problema con i bagagli ed entrambe le famiglie si sono dimostrate disponibilissime per venirmi a prendere e portarmi all'aeroporto.
Decisamente un'esperienza interessante e che rifarei senza pensarci due volte.
La Serbia è una terra dove molti uomini e molte culture sono transitati, incontrandosi, scontrandosi, confondendosi. Pensate quindi al mio arrivo all’aeroporto internazionale Nikola Tesla di Belgrado, che emozione! Subito sono stato accolto da Ivan, il mio host father, ed insieme siamo partiti alla volta di Novi Sad.
Abbiamo percorso l’autostrada che attraversa veloce la pianura della Vojvodina, una delle regioni più ricche della Serbia. Novi Sad è la seconda città della Serbia ed è la capitale economica, culturale e amministrativa della Vojvodina. Questa città, costruita sulle rive del Danubio, è un grande centro industriale, importante nodo di comunicazioni e sede universitaria. Avevo l’imbarazzo della scelta su come trascorrere la giornata: dal visitare opere culturali come la fortezza di Petrovaradin che domina la città o Matica Srpska (la più antica istituzione culturale serba), al giocare a pallavolo o basket in uno dei campi predisposti lungo il fiume. Dallo distendermi semplicemente sulla Strand (la spiaggia costruita lungo la riva del fiume) per prendere un po’ di sole, al fare, la sera, un giro per i caratteristici locali che animano la città.
Le giornate sono passate veloci fra compleanni di amici di famiglia, una giornata all’Acquapark, ed una visita di Belgrado.
Le persone che ho conosciuto sono state la chiave di questa vacanza: tutti erano molto ospitali, cercavano di mettermi a mio agio e di farmi vivere pienamente la loro realtà. Vivere in due famiglie mi ha comunque permesso di conoscere più persone e capire meglio questo fantastico popolo. Piccole cose come andare a mangiare a casa di amici o semplicemente stare la sera sulla riva del Danubio a parlare, con ragazzi e adulti, sono stati i momenti che meglio ricordo. Ogni esperienza fatta mi riportava a situazioni familiari, spensierate, ricche di contatto con la natura e buon cibo. Inoltre non solo io imparavo la loro cultura e tradizioni, ma a loro volta le mie host family volevano capire la cultura italiana, e ciò mi ha fatto sentire estremamente orgoglioso del mio Paese.
Per questo devo ringraziare ancora gli organizzatori e tutti quelli che animano questo progetto di scambi giovanili.
Ciao ragazzi, sono Carmen, ho quasi 18 anni e oggi vi voglio raccontare la mia esperienza degli scambi giovanili.
Come altri ragazzi della mia età ho avuto la possibilità grazie ai Lions di partecipare a questo programma.
Devo confessare che all'inizio ero un po impaurita, preoccupata. Sicuramente per il fatto che fosse il mio primo viaggio da sola e per di piu all'estero, per l'idea di dover vivere con una famiglia quasi sconosciuta con abitudini diverse dalle mie, ma in fin dei conti è meglio mettersi in gioco e lasciare a casa ogni preoccupazione. Si perchè appena sono arrivata, appena ho visto all'aereoporto la mia host sister che agitava sorridendo la sua mano con il telefono su cui aveva scritto il mio nome ho dimenticato tutte le mie paure, mi sono subito sentita al sicuro. Erano circa le 18 del primo luglio e, pochi minuti dopo essere atterrata avevo già capito che mi sarei sentita a casa.
Irina e Milijan, il suo ragazzo, mi hanmo riempito di attenzioni, chiesto come fosse andato il viaggio, se avessi sete, se avessi fame, insomma non avrei potuto chiedere di meglio.
Credetemi è veramente molto difficile raccontare la mia esperienza in Serbia in così poche righe ma sicuramente la parola che meglio la descrive è : famiglia.
Porodica (famiglia in serbo) non è solamente il posto in cui nasci e vivi per la maggior parte della vita, ma, è anche colei che ti accoglie come figlio e che è sempre presente per qualsiasi necessità ti si presenti. Ecco, questo è ciò che ho vissuto durante i miei 15 giorni di permanenza a Novi Sad, la seconda città per importanza della Serbia (dopo Belgrado) e lacapitale economica, culturale e amministrativa della Vojvodina.
Non vi nascondo che prima della partenza la mia mente era piena di dubbi e preoccupazioni che sfociavano nella lettura compulsiva degli appunti di viaggio di ragazzi che l’anno precedente avevano avuto la fortuna di sperimentare l’esperienza che si presentava nello stesso modo a me.
Aver trascorso un mese oltreoceano, in un paese e in uno stato del tutto nuovo, con paesaggi diversi da quelli a cui sono abituata e aver conosciuto tante nuove persone e culture per me è stato un viaggio e un’esperienza indimenticabile.
I primi giorni sono stati di ambientamento e di conoscenza delle abitudini del luogo e della mia Host Family; Russell e Charlene sono stati da subito molto ospitali e gentili e anche quando il mio stomaco non si trovava nel migliore delle sue forme a causa forse dell’aereo si sono interessati affinché potessi stare meglio.
Alla mattina venivo sempre svegliata dai raggi di luce che penetravano tra le veneziane, la colazione era sempre molto abbondante a base di uova, bacon e una loro specialità simile alla cotoletta. Compagna durante il mio soggiorno in Canada è stata una ragazza di nome Valentine proveniente dal Belgio, con lei ho condiviso tutti i miei giorni nel paradiso del verde e tutt’ora ci scriviamo ogni giorno. Durante il mio periodo in famiglia ho visitato vari posti, tra i quali l’Università di Guelph (paese dove ero ospitata, circa a un’ora da Toronto) una delle più grandi della zona e in particolare la parte veterinaria poiché Valentine a Settembre inizierà questa specializzazione in Belgio.
La mia prima reazione, quando ho saputo che avrei fatto uno scambio giovanile in Canada, è stata di immotivata euforia. Il Canada è sempre stato un paese che mi sarebbe interessato visitare, anche se non sapevo assolutamente nulla sulla sua storia o sulla sua cultura; nonostante ciò, aveva sempre esercitato una forte attrazione su di me.
Ho avuto l’opportunità, grazie all’ organizzazione dei Lions Club International, di fare un viaggio oltreoceano, più precisamente mi sono recato a Calgary, capitale della regione dell’Alberta, Canada.
Il contesto nel quale l’iniziativa, che mi ha portato così distante, si è sviluppata è quello degli scambi giovanili e campi per la gioventù che appunto il Lions Club International organizza a livello mondiale per facilitare la conoscenza, la comprensione e l’incontro tra i giovani dei diversi continenti, che mai come oggi possono interagire, ma che solo con il contatto umano riescono a sentirsi veramente uniti e cittadini del mondo.
Mi sembra quindi doveroso, innanzi tutto, ringraziare le persone che, per puro spirito di servizio, hanno concesso a me e a migliaia di altri giovani questo privilegio.
Quest’estate ho trascorso un mese in Canada, ospite del distretto Lions A15.
Gli scambi Lions hanno tra gli altri lo scopo di permettere ai giovani di conoscere nuove culture e facce sconosciute del mondo. Quest’anno nel mio caso l’obiettivo è stato sicuramente raggiunto poiché mi sono piacevolmente ritrovata in un miscuglio di abitudini, usi e lingue di tutti i tipi, appartenenti a persone completamente diverse tra loro, ma che hanno reso la mia permanenza in Canada speciale e indimenticabile. Le due settimane trascorse in famiglia sono state molto piacevoli, in particolare grazie alla compagnia di una ragazza brasiliana che era ospite insieme a me e alla quale mi sono molto affezionata. Gli host parents erano molto disponibili, ci hanno fatto visitare un sacco di posti e ci hanno portato perfino in elicottero.
Il camp è sicuramente stato il momento più divertente della vacanza grazie alle svariate attività e agli altri campers, che sono stati dei fantastici compagni di avventura.
Questa esperienza da un lato mi ha lasciato una maggiore consapevolezza tra le differenze, ma soprattutto delle uguaglianze tra gli uomini, al di là delle barriere geografiche e linguistiche e dall’altro molti amici sparsi per il mondo, con molti dei quali sono ancora in contatto e che solo grazie a questa organizzazione ho potuto conoscere e apprezzare.
Ormai da quasi un mese dal mio rientro in Italia ti descrivo la mia esperienza in America. Sono partita l'11/07, per un mese. Sono stata le prime due settimane nella famiglia: Jean e Dan Kautzman. La signora è stata abbastanza gentile, anche se in due settimane non mi ha fatto visitare molto (se non niente), passavo i pomeriggi a casa delle sue amiche (cinquantenni) mentre lei faceva dei giri che non capisco perchè non mi abbia mai portata, ed è proprio in questi pomeriggi che ho conosciuto una sua amica, Valentina, molto gentile di origine italiana ma non è un socio Lions. Noi vivevamo a Roy molto vicino a Seatlle, ho sempre mostrato interesse nel visitarla ma la risposta che mi dava era che ci sarei andata con la seconda famiglia. A parte queste piccole cose ho superato molto bene queste due settimane e pian piano mi sono saputa adattare alle sua vita e alla cultura diversa.
Malgrado i dubbi e le paure di tutte le prime volte, l'esperienza si é rivelata bellissima e mi ha fatto molto maturare ( a cominciare dal viaggio da solo).
Appena arrivato a Toronto, Curtis, il responsabile Lions mi ha accolto, ha offerto da bere a me e a un'altra ragazza belga, poi mi ha affidato ad un altro Lions member che mi ha accompagnato dai Cameron's, la prima famiglia ospitante, residente a London, una cittadina a circa 3 ore da Toronto.
Penso che la Lufthansa Airlines abbia preso gusto nello smarrimento dei miei bagagli. Dopo il ritardo di consegna della mia valigia lo scorso anno di ritorno dal campo Lions danese, anche quest'anno, al termine di 19 interminabili ore di volo, al ritiro bagagli dell'aeroporto di Vancouver International...Puf! Il mio bagaglio manca di nuovo. Per fortuna questo inconveniente si è risolto nel giro di 3 giorni, poichè la compagnia aerea ha ritrovato la valigia e me l'ha riconsegnata. La mia prima famiglia si trova sull'isola di Vancouver, nella cittadina di Port Alice, definita dai locali "the end of nowhere". I componenti della famiglia sono: Natalie Stewart, la mia "prima" madre oltreoceano; Dave Stewart, padre; Lucca (si, come la città), primogenito pupetto di 8 anni; Isabella, per gli amici Bella, per me SillyGirl, di 7 anni e infine Arianna, ultima arrivata in casa Stewart 2 anni fa, nella quale ho notato una straordinaria somiglianza con la bambina protagonista nel film del Grinch. Questa è la famiglia che ufficialmente mi ha ospitato, ma non bisogna dimenticare i "grandparents", come direbbero nel paese della foglia d'acero: Audie, il cui nome di battesimo è Ettore, e Sandy. Audie ha origine italiane, è emigrato con suo padre in Canada all'età di 6 anni; Sandy invece ha assunto il soprannome di "Nana", una traslitterazione alla buona di "Nonna" dall'italiano.
Il giorno della partenza non credevo fosse vero: avevo aspettato quel momento per così tanto tempo che non riuscivo a realizzare di esser all’aeroporto ad aspettare il volo che mi avrebbe fatto attraversare l’oceano Atlantico.
Non sapevo assolutamente nulla del Canada: sarei atterrata a Toronto dopo otto lunghe ore di voloed avrei iniziato la mia incredibile avventura.
Non ero mai stata così lontano da casa da sola ed un mese mi sembrava un’eternità, allo stesso tempo avevo paura finisse tutto troppo velocemente.
Appena atterrata sapevo che ad aspettarmi ci sarebbe stata la mia Host Family e due membri del Lions Club Canadese: il 28 giugno sono stata accolta in Canada da un caloroso abbraccio.
Eccomi qui a scrivere qualche riga sulla mia esperienza in Bulgaria. Come in passato, anche quest'anno ho aderito al progetto “Youth Exchange” del Lions Club, trovandomi così a trascorrere dieci giorni a Dobrich, in Bulgaria.
Non vorrei essere banale o sembrare “di parte” in quanto membro del Leo Club, ma non posso negare che queste esperienze di vita aiutano a crescere, sia culturalmente che come persona. Non è facile riuscire ad ambientarsi in così poco tempo in una famiglia conosciuta solo pochi giorni prima via e-mail, in un Paese straniero e comunicando in una lingua che, per quanto la si possa conoscere bene, non sarà mai la propria. Incredibile poi la rapidità con cui ci si affeziona alla propria Host Family, tanto che i rapporti restano vivi a distanza di anni e si spera sempre che un giorno ci si possa incontrare nuovamente.
Grazie agli scambi giovanili dei Lions, quest’estate ho avuto l’occasione di viaggiare verso quella che noi definiremo una tappa insolita: la Bulgaria.
Mi scuso se questo “appunto di viaggio” potrebbe sembrare banale o anche un po’ goffo, ma credo che non si possano racchiudere in un piccolo resoconto delle emozioni uniche.
Penso sia superfluo sottolineare come questa prima esperienza sia stata una tappa fondamentale della mia vita, e che mi segnerà per sempre: prendere l’aereo da solo, arrivare in una famiglia sconosciuta con cui devi convivere per settimane, non avere nessuno su cui contare…
Sono cresciuto culturalmente e socialmente, e questo è derivato solo dall’esigenza di adattarsi a uno stile di vita di una diversa società e di un diverso stato.
Il mio soggiorno in Bulgaria con il progetto Youth Exchange dei Lions è stato inaspettatamente sorprendente per moltissime ragioni. Scrivo inaspettatamente perché come potrebbe essere evidente, la meta che avevo scelto non era assolutamente questa. Dopo aver designato la Danimarca, la Germania e l’Olanda come Paesi in cui trascorrere qualche settimana con il Lions Club, la Bulgaria era l’ultimo dei miei pensieri, ma forse anche il migliore, in fondo. Trovarsi in un Paese in cui pochi parlano l’Inglese e hanno abitudini completamente diverse dalle nostre è stato uno shock all’inizio, ma un arricchimento sia culturale che sociale alla fine del mio soggiorno.
I legami con la mia host family e con gli amici di Antoana, la mia host sister, sono diventati forti con il passare dei giorni e, venuto il momento di dirsi addio, è stata una catastrofe doversi salutare. La città in cui mi trovavo, Svilengrad, era sul confine, tra Turchia e Grecia (meta di un viaggio di un giorno al mare), un crocevia di religioni, lingue e culture affascinanti e sempre da scoprire. Abbiamo visitato moltissimi luoghi e assaggiato i piatti tipici del luogo.
Sono arrivato a Sofia il 01/07/2014 e mi sono ambientato benissimo e la famiglia è stata da subito disponibile per ogni cosa.
Seppure io mi sia sentito all'istante "a casa" non nascondo l'iniziale timidezza... In famiglia c'era un ragazzo della mia età, ciò ha aiutato molto nel senso che abbiamo potuto condividere interessi comuni tra i quali i videogiochi. Sofia è una città dove purtroppo c'è molta povertà e come mi ha detto la famiglia, è divisa in due parti: quella benestante e quella povera.
Dal punto di vista culinario ad ogni pasto è presente molta verdura e io ( nonostante non ami la verdura) ho imparato ad apprezzare e mangiare cose che in Italia non avrei neanche assaggiato.
Questa esperienza è stata fondamentale perché essendo da soli a svariati km da casa, ho imparato ad autogestirmi.
Sono ancora in contatto con la host family e ogni volta riescono a dimostrare la loro vicinanza e il loro affetto.
Prima di tuto vorrei ringraziare gli scambi giovanili dei Lions per avermi fatto provare emozioni uniche in una bellissima esperienza che non dimenticherò mai, un’esperienza che mi ha fatto crescere culturalmente ma soprattutto come persona, facendomi adattare a un nuovo stile di vita e a nuove abitudini.
Sono sbarcato a Sofia l’1/7/2014 dove sono subito stato accolto dalla mia host family. Durante questi 12 giorni ho potuto visitare molti musei di storia della Bulgaria, chiese tipiche e alcune delle più importanti città Bulgare come Sofia, Plovdiv e Haskovo. Le città sono molto moderne e piene di cultura.